"NULLA È MENO SCIENTIFICO DI NEGARE CIÒ CHE NON SI SPIEGA...." Jean Valnet

lunedì 8 ottobre 2012

YOGA DELLA RISATA: Risate "vere" o Risate "finte"? Una diversa chiave di lettura


Lo yoga della risata è un metodo unico per ridere……. senza.motivo. Come?  Combinando esercizi di respirazione mutuati dall’antica sapienza Yogica con esercizi di risate auto stimolate. Fatte, cioè, senza bisogno di barzellette o comicità ma prodotte a partire dal corpo per sollecitazione meccanica del diaframma.

La filosofia del metodo si fonda sul presupposto scientifico che il corpo umano non distingue tra una risata spontanea e una simulata. In entrambi i casi, infatti, si mettono in atto i medesimi meccanismi neurologici e bio-chimici.

A suffragare il predetto presupposto scientifico esiste una consistente letteratura di matrice statunitense[1].
E del resto tracce empiriche che ricollegano effetti sistemici complessi e complessivi alla rievocazione di “memorie corporee” caratterizzano anche altre tecniche corporee (dal rilassamento progressivo di Jacobson, all’analisi  bio-energetica).

L’argomento che vorrei affrontare nel post è tuttavia diverso ed è:
una risata stimolata nel corpo, autoindotta o, per cosi dire, “meccanica” è una risata finta?

La risposta è no!

Tale risposta poggia sullo smascheramento di un equivoco culturale che è quello di ritenere spontanea soltanto la risata procurata con umorismo.

In realtà studi sulla nostra storia evolutiva hanno dimostrato che la risata umana è “nata” prima dell’umorismo:

- essa infatti è la risposta fisica a una generalizzata sensazione di appagamento e gratificazione[2]; è l’espressione della Gioia e il mezzo per esprimere soddisfazione amichevole (“ti mostro i denti in modo inoffensivo e disarmato”); l’umorismo viene dopo, come leva per suscitare negli altri la risata al fine di smorzare ostilità e affrontare situazioni problematiche.
- La risata è linguaggio universale che travalica i sistemi culturali di comunicazione evitando le distorsioni di significato tipiche della comunicazione verbale e presenta nei diversi popoli le stesse caratteristiche gestuali e sonore.
- L’umorismo, invece, impegna risorse intellettive e cognitive e come tale risente dei diversi contesti culturali di riferimento.

A tale differenziazione corrispondono due diversi (seppur interdipendenti sotto il profilo morfologico e funzionale ) percorso neuronali:
1) il senso dell’umorismo viene “decodificato” e compreso nell’area corticale prefrontale;
2) la risata primitiva (o senza motivo) impegna invece aree subcorticali, tipicamente: il sistema limbico e, in particolare, all’interno di questo il nucleo accumbens.
E’ questo tipo di attività neuronale che, per interazione ipotalamica, dialoga con i meccanismi cerebrali che presiedono alla produzione di quelli ormoni del benessere derivante dalla risata.
Da ciò si comprende come una risata fatta senza motivo non è “finta” rispetto a una risata procurata da una barzelletta.
Anzi per produrre gli effetti endocrinologici che la scienza ascrive alla risata[3], una risata “da barzelletta” dovrebbe avere una durata prolungata ed essere associata a un’emozione, altrimenti implicherebbe soltanto una “soddisfazione dell’intelletto”.

Nella risata senza motivo che si fa in un club della risata; a) la durata prolungata è assicurata dall’esercizio; b) l’emozione che funge da driver dell’attivazione è (o dovrebbe essere) la sperimentazione del senso di libertà che deriva dal comportarsi come “giocosi mattacchioni”, dall’abbandonarsi ai movimenti del corpo e dal conseguente allentamento delle tensioni.

E’ in questa inversione di rotta che risiede la potenza dello Yoga della Risata:
si parte dall’attivazione del meccanismo “sub-corticale”, collegato con i circuiti del piacere e della gratificazione e - attraverso le afferenze delle strutture sottocorticali e mesencefaliche  - si arriva alla corteccia prefrontale mediale[4], che “cognitivizza” l’esperienza vissuta facendoci riconoscere più liberi e sereni e ponendo le basi per una nuova valutazione dell’autostima e per una diversa risposta comportamentale alle esperienze/sollecitazioni  della vita reale.






[1] Si fa riferimento in particolare alla letteratura medica sulla gelotologia  che prende avvio negli anni ’60 con lo psichiatra William Fry e prosegue con le ricerche di  Lee Berk  nel campo della PNI (Psiconeuroimmunologia).
[2] Ciò è riscontrabile anche rispetto alla storia individuale umana (che nel suo svolgersi ripercorre in qualche misura la storia evolutiva della specie): ogni neonato ride a sollecitazioni fisiche e/o in risposta ad una situazione di gratificazione.
[3] Mi riferisco in particolare alla produzione del neutrotrasmettitore dopamina.
[4] Le corteccia prefrontale mediale riceve le afferenze delle strutture sottocorticale e mesencefaliche nel circuito orbito frontale mediale.

Nessun commento:

Posta un commento